di David B. Kopel, Paul Gallant & Joanne Eisen
Il 9 maggio del 2001, uno studente del quinto anno è stato arrestato nella Scuola Elementare di Oldsmar vicino a Tampa e preso in custodia dalla polizia. "E' la procedura normale in una situazione del genere", ha affermato il portavoce del distretto scolastico Ron Stone.
Che crimine potrebbe mai aver commesso questo giovane trasgressore per meritare questo trattamento? La sua ignobile azione, stanata da un vigile insegnante, è stata di aver disegnato alcune pistole. E la punizione assegnata, al di là del perenne trauma che deriva dall'essere trattato come un criminale violento, è stata la sospensione da scuola - la stessa punizione che avrebbe ottenuto se avesse portato a scuola un'arma da fuoco. Per il direttore David Schmitt "il ragazzo probabilmente non ritornerà per il resto dell'anno e verrà presumibilmente trasferito in un'altra scuola". Schmitt ha aggiunto in maniera rassicurante che "non c'era pericolo per i bambini. Non era coinvolta alcuna arma".
Consideriamo ora il CD Violence, lanciato lo scorso autunno dal gruppo Nothingface. Una delle canzoni, "American Love", contiene il seguente testo: "Vogliamo vederti.....colpito in volto...Sono qui per aspettare l'assassinio...". In un altro brano, "Blue Skin", si possono ascoltare queste parole: "Ho delle mitragliatrici. E ci divertiamo un sacco. Abbiamo delle pallottole e stiamo facendo tutti secchi...".
Questi brani, e il resto, sono pieni di oscenità e violenza. Tuttavia, Violence è considerato "creativo" e "artistico"- e se osate criticarlo, l'èlite di Hollywood vi etichetterà come intolleranti. Ma dov'è la preoccupazione per i bambini che vengono espulsi da scuola per colpa di un'arte ben più benigna?.
Molti americani adulti oggi si confrontano in modo compiaciuto coi loro antenati intolleranti e di vedute ristrette. Nel 1890, per esempio, c'erano molti genitori e insegnanti che proibivano ai giovani di ballare, giocare a carte o andare a teatro. Attorno alla metà del ventesimo secolo, le adolescenti venivano dissuase dall'indossare scarpe di pelle, perchè potevano riflettere la biancheria intima.
Se è facile sorridere affettatamente dei genitori e degli insegnanti ipertimorosi che tormentavano i bambini in merito al gioco delle carte o alle scarpe di pelle, meno divertente è il dover realizzare che molti degli educatori di oggi hanno di gran lunga superato i loro antenati nell'imporre assurde restrizioni ai giovani.
Le odierne restrizioni vanno sotto il nome di "tolleranza zero" e, una volta tanto, il nome di un programma governativo è azzeccato. "Tolleranza zero" vuol dire "nessuna tolleranza", che equivale ad essere "intolleranti" o "bigotti" - l'esatto opposto del "celebrare le diversità" o "abbracciare la tolleranza". E, come potremmo ben attenderci da programmi che trovano diletto nell'intolleranza, la "tolleranza zero" è usata da un crescente numero di cosiddetti "educatori" per sopprimere il comportamento degli studenti che deviano dalle norme del moderno politicamente corretto.
Un perfetto esempio è stato riportato dall'Associated Press il 31 gennaio, quando "un bambino di 8 anni è stato sospeso da scuola per 3 giorni dopo aver puntato un pezzo di pollo impanato a mò di arma verso un insegnante e detto: "bam, bam, bam". L'episodio ha rappresentato evidentemente una violazione della politica della "tolleranza zero" sulle armi del Distretto scolastico di Jonesboro (Arkansas)".
Il direttore della South Elementary Dan Sullivan ha dichiarato che "la scuola ha regole di tolleranza zero perchè l'opinione pubblica le reclama". Dopo la sparatoria di Jonesboro nel 1998, ha detto Sullivan, "le persone intravedono reali minacce alla sicurezza dei loro studenti".
Quanto sciocchi devono essere i dirigenti scolastici per convincere il pubblico che dei bambini che giocano con un pezzo di pollo rappresentano "reali minacce" alla "sicurezza"?
Sullivan ha affermato che la punizione per una minaccia "dipende dal tono, dal modo di comportarsi, e dalla maniera in cui si giudica il fine. Non è l'oggetto nella mano, è il pensiero nella mente. Una forchetta di plastica è peggiore di una forchetta di metallo? Una matita è un'arma?"
Il 24 marzo, l'Associated Press ha riferito che uno studente al terzo anno alla Lenwil Elementary School d West Monroe, La., è stato sospeso per 3 giorni per aver disegnato un soldato che aveva in mano un coltello e una borraccia. Il disegno includeva anche un forte che disponeva di un appropriato equipaggiamento, comprese carabine, pistole, coltelli e kit di pronto soccorso. Il direttore della scuola ha difeso la sospensione perchè la scuola "non può tollerare qualsiasi cosa abbia a che fare con pistole o coltelli".
In realtà, la scuola potrebbe tollerare disegni di soldati, scene di Guerre Civili, ufficiali di polizia e molte altre cose che hanno a che fare con pistole o coltelli. Esse sono presenti nei nostri libri di storia e nei monumenti sparsi per l'America, che onorano coloro che hanno sacrificato le loro vite per la libertà di cui oggi noi Americani godiamo. La scuola ha semplicemente scelto di essere intollerante. Punire uno studente del terzo anno per aver disegnato un soldato non renderà nessuno più sicuro.
Willie Isby, direttore del Child Welfare and Attendance per il Ouachita Parish School System, ha definito il disegno dello studente "una rappresentazione efferata" - sebbene la figura ritraesse semplicemente un soldato in piedi e non contenesse violenza.
"La punizione non è negativa in questo caso" ha proseguito Isby, "alla luce di tutti gli omicidi a cui stiamo assistendo nelle scuole".
La citazione di Isby va dritta al cuore delle moderne politiche di "tolleranza zero", sotto le quali studenti al terzo anno di elementari si trasformano in capri espiatori e puniti (anche se essi non hanno commesso nulla di sbagliato) poichè i veri criminali (per esempio, coloro che sparano nelle scuole) oltrepassano il potere di punire degli amministratori scolastici.
In altre parole, le stesse scuole stanno perpetrando il classico bullismo. Il primatologo della Emory University Frans de Waal osserva che la maggior parte delle specie di scimmie hanno designato capri espiatori, con i quali il gruppo se la prende quando è sotto pressione. De Waal spiega che "il capro espiatorio fornisce ai soggetti di rango elevato un nemico comune, un elemento che unisce. Unendosi contro il capro espiatorio nei momenti di tensione, quest'ulrimo crea un legame".
Così, quando gli individui di grado superiore in una scuola (amministratori, psicologi ed insegnanti) sono sottoposti a tensione (a causa della violenza, fortemente pubblicizzata, nelle scuole), si possono unire per maltrattare il capro espiatorio - ovvero i bambini che commettono i presunti crimini.
Sul finire dello scorso anno, un giovane che frequentava la terza a Pontiac, in Michigan, è stato sospeso perchè aveva al collo un medaglione a forma di pistola da un'oncia e mezzo. Non era una pistola reale, e nemmeno una giocattolo, solo il simbolo di un'arma. Punire un bambino per aver indossato un medaglione è - allo stesso modo che punirlo per un disegno - semplicemente una forma di controllo del pensiero e di maltrattamento.
La giustificazione solitamente fornita per le politiche di tolleranza-zero nelle scuole è la riduzione del comportamento aggressivo. Ma negare i diritti civili ai bambini ha successo nel creare un ambiente di apprendimento più sicuro? Promuovere il maltrattamento istituzionalizzato riduce davvero le aggressioni? Non secondo il Professor Skiba che, da un esame generale della letteratura sull'argomento, ha concluso che non c'è "quasi nessuna prova di un collegamento fra tolleranza zero e una maggiore sicurezza nelle scuole....La Tolleranza Zero è una risposta politica, non una soluzione educativa efficace...Le ricerche più ampie suggeriscono una correlazione negativa tra le misure per la sicurezza nelle scuole e la tranquillità all'interno di esse".
La scienziata comportamentale Jaana Juvonen del Rand Institute, nel numero di Salondel 9 marzo, ha affermato che le soluzioni per combattere la violenza giovanile "potrebbero non essere solo inefficaci ma anche controproducenti". La Juvonen ha scelto le politiche di "tolleranza zero" come il peggior esempio.
In breve, non c'è ragione di credere che le politiche di tolleranza zero siano più efficaci di un pio desiderio, proprio come le insegne onnipresenti che circondano le scuole della nostra nazione proclamandole "Zone libere dalla droga".
Non si può far altro che chiedersi se lo zelo nel maltrattare i capri espiatori potrebbe essere ridotto se i dirigenti scolastici credessero nell'esistenza dell'Inferno (una nozione che era popolare nel tardo 19esimo secolo e a metà del 20esimo, ma che non è oggi presa sul serio fra le classi sociali da cui oggi provengono gli amministratori scolastici). Se i burocrati della scuola potessero dipingere gli assassini della Columbine mentre passano l'eternità (o, almeno, un lungo periodo di tempo) all'Inferno, destinerebbero così tanta energia mentale nel punire bambini che stanno semplicemente esibendo un normale sviluppo disegnando soldati o indossando abiti militari?
E che dire del cuore originale della "tolleranza zero": le armi a scuola? Persino qui, l'applicazione è impazzita. Uno studente delle scuole superiori di Brooklyn, Reginald McDonald, è stato sospeso per aver portato un righello di metallo di 12 pollici, che la scuola ha ammonito essere "un'arma" - sebbene i suoi studi gli imponessero di avere un righello.
In Pennsylvania, un bambino di sei anni è stato espulso per avere nel suo zaino una tosatrice. La capricciosità di questa espulsione è una caratteristica della "giustizia" criminale totalitaria: chiunque può essere punito per nulla. Le punizioni saltuarie per atti innocenti servono per creare un senso di impotenza tanto nella vittima quanto in coloro che assistono alla punizione.
Questo giovane aveva qualche ragione in più per credere che stesse commettendo un crimine di quante ne aveva Joseph K. ne Il processo di Franz Kafka?
La Tolleranza Zero non è un programma per rendere più sicuri i nostri figli. Piuttosto, è un programma per permettere il maltrattamento di bambini da parte di adulti intolleranti.
National Review Online, 6 giugno 2001
http://www.nationalreview.com/kopel/kopel060601.shtml
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