Non lasciamo che le scuole la passino liscia

di David B. Kopel e Helen Smith 

Sebbene lo scorso anno (1999) si siano verificate molte meno stragi nelle scuole rispetto all'anno precedente, le autorità scolastiche stanno passando quest'estate, come la scorsa, a mettere in cantiere piani e a sviluppare programmi per combattere la violenza a scuola. Alcuni di questi progetti sono lodevoli - come quelli volti ad assicurare un aiuto ai ragazzi con problemi - e altri, come la "tolleranza zero" e il software MOSAIC 2000 per la "stesura dei profili degenerati", sono negativi. Ma hanno tutti una cosa in comune: incolpano gli studenti mentre ignorano le scuole.

Certamente, sappiamo dalla notte dei tempi che è più facile vedere la pagliuzza nell'occhio altrui invece della trave nel proprio. Ma le scuole rappresentano una grande parte del problema. Quelle che hanno successo nel prevenire la violenza giovanile appaiono molto diverse da quelle che non ci riescono.

Tutto questo non dovrebbe sorprendere. I giovani passano molte più ore diurne a scuola che in qualunque altro luogo. Tuttavia, si dedica molta più attenzione alle patologie della televisione, di Internet e così via.

Se si ascoltano gli studenti, però, emerge una storia molto diversa: "La scuola è una dittatura totalitaria: sul libro, sempre sul libro, anche se il libro sbaglia" ha ammesso uno studente delle superiori che ha preso parte a una ricerca nazionale sui giovani (condotta dalla co-autrice di questo articolo, la dottoressa Smith). "Hanno regole che violano i nostri diritti e non proteggono la nostra sicurezza in alcun modo", ha detto un altro. "I ragazzi negli Stati Uniti non hanno alcun senso della responsabilità personale", scrive uno studente danese in scambio culturale, "perchè i genitori e il personale della scuola li tengono completamente al guinzaglio".

Non tutte le scuole sono così. Ve ne sono, infatti, di due tipi: quelle che prendono seriamente la prevenzione della violenza e quelle il cui interesse primario è tutelare le procedure burocratiche. I genitori potrebbero voler prendere nota delle seguenti caratteristiche di quelle scuole che affrontano con successo la violenza.

Le scuole che hanno successo non permettono che i ragazzi si sentano intimiditi. Ad insegnanti ed amministratori viene insegnato ad agire immediatamente qualora si verifichino maltrattamenti, invece di chiudere un occhio - come accade troppo spesso, ad esempio durante le lezioni di educazione fisica - incoraggiando tacitamente le molestie. Quando si presenta un incidente legato al bullismo, le scuole interrogano tutti gli studenti coinvolti. A volte, coloro che danno vita ad atti di violenza ritengono di trovarsi in una situazione intollerabile e che nessuno si interessi di loro o li aiuterà mai.

"Incoraggiamo i genitori a venire a riferire se il loro figlio sta subendo maltrattamenti, o semplicemente a parlare della sua esperienza scolastica", spiega Michael Bundy, consigliere presso una scuola con un programma vincente di prevenzione della violenza. Quindi, "vagliamo coi genitori e i ragazzi quali misure verranno prese per correggere la situazione". Ma soprattutto, aggiunge, "creiamo un clima di compattezza e affidabilità per genitori e figli".

I ragazzi non sono stupidi. Quando la scuola decreta norme "severe" che vengono rigorosamente fatte rispettare anche a costo dell'impopolarità ma non applicate agli atleti, quando la disciplina è arbitraria o parziale, e quando le promesse di investigare sul bullismo non producono risultati, essi perdono fiducia nel sistema e concludono che possono contare solo su loro stessi. Questa sorta di alienazione è la principale causa della violenza nelle scuole.

Prima del prossimo anno scolastico, è un dovere dei genitori verso se stessi e verso i loro figli esaminare le politiche della loro scuola. Le scuole che discorrono di una ferrea strategia di "tolleranza zero" ma non hanno procedure per prevenire il tipo di condotta che indirizza alla violenza non raggiungono alcun risultato. Quando le scuole iniziano ad avvalersi del computer per schedare i ragazzi, forse è tempo che i genitori inizino a valutare i loro sistemi educativi. La personalità dei giovani conta molto; così anche la qualità della scuola.

 

National Review Online, 12 giugno 2000

http://www.nationalreview.com/comment/comment071200a.html

 


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